Niente paura, per dirla con una canzone di Ligabue. Quella che appunto non ha Igor Tudor, di professione allenatore della Juventus che stasera sfiderà la Lazio all'Olimpico: la Lazio che lo stesso tecnico croato aveva salutato nel giugno 2024 dopo avere capito che non ci sarebbero stati i presupposti per continuare la sua avventura nella capitale.
L'allenatore croato è fatto così: se una situazione non gli garba, prende e se ne va. Lo ha fatto a Roma e lo aveva fatto anche in altre piazze: non a Torino, non alla Juventus che nel cuor gli sta e che lui farà il possibile per riportare in alto. Semmai, dopo sette partite senza vittorie (cinque pareggi e due sconfitte, contro Como e Real Madrid negli ultimi giorni: l'ultima astinenza così prolungata risale al 2008/09, quando Ranieri venne poi esonerato), sono altri che potrebbero essere tentati dal percorrere nuove strade: Chiellini sempre più calato nel ruolo di dirigente ha garantito che la panchina bianconera non è assolutamente in bilico, ma si sa che nel mondo del calcio le parole le porta via il vento e le situazioni possono cambiare in un attimo.
"Esonero? Io ho paura zero, me la godo e cerco soluzioni per il bene dei miei giocatori e della squadra": così si è espresso ieri l'ex difensore/centrocampista della Signora, convinto di avere la squadra dalla sua parte e rinfrancato dalla prestazione nella capitale spagnola. Dove si è perso, ma dove i suoi hanno dimostrato una nuova compattezza e la capacità di ribattere colpo su colpo ai galacticos: oggi bisognerà però che la squadra si ripeta e che aggiunga punti alla classifica, possibilmente tre tutti insieme. Altrimenti, il clima resterà incerto e si continuerà a navigare a vista: se dovesse invece arrivare un altro ko, allora sì che non si potrebbe escludere alcuno scenario.
"Io sto bene e, dopo Madrid, la sensazione è positiva: adesso dobbiamo vincere, ci aspetta un bel banco di prova. Schierare una squadra più offensiva? Si possono provare anche altri sistemi di gioco, ma è necessario essere lucidi per vedere se, rinunciando a qualcosa dietro, si perde equilibrio o si guadagnano opzioni offensive. L'allenatore si deve adattare alla squadra, ma la prima cosa che conta è l'equilibrio". Tempo al tempo, anche se da queste parti si vuole tutto e subito. Di sicuro, però, la sua squadra deve tornare a segnare con continuità: essere a secco da oltre 300 minuti è dato preoccupante per qualsiasi squadra, figuriamoci per la Juve.

