Meloni, i "Volenterosi" e gli interessi italiani

Scritto il 12/12/2025
da Vittorio Feltri

Gentile direttore, secondo Lei perché la cara Giorgia ci tiene a rimarcare i distinguo dalla politica dei volenterosi, rappresentata dal trio Londra-Parigi-Berlino, nell'appoggiare la politica dell'Ucraina? Non pensa che così operando indebolisce Zelensky? La mancata differenziazione critica da Trump non ritiene che possa causare danni all'Italia, come già avvenuto nel secolo scorso con l'appiattimento politico di Mussolini al dittatore tedesco, che tante tragedie ha procurato allo stesso ed all'Italia intera? Infine perché osteggiare la votazione a maggioranza nel Parlamento europeo, senza la quale è impossibile far progredire l'integrazione europea? Il sottoscritto è favorevole alla creazione degli Stati Uniti d'Europa e Lei? Mi sarebbe gradito conoscere la Sua opinione sui quesiti evidenziati. Grazie e cordiali saluti.

Francesco Hyeraci

Caro Francesco,
leggo la tua lettera e colgo una certa ansia di capire le dinamiche della politica internazionale, che però, permettimi, rischia di farti sovrapporre piani diversi e di vedere complotti dove esistono semplicemente strategie. Partiamo dal punto fondamentale: i cosiddetti volenterosi. Tu li citi come fossero un'élite di statisti illuminati. In realtà, quel gruppetto Londra-Parigi-Berlino si è distinto finora per una qualità: la capacità di fare chiasso senza combinare assolutamente nulla. Riunioni, dichiarazioni, selfie istituzionali e tonnellate di retorica. Risultati? Zero. Peggio: provocazioni irresponsabili, come quando Macron ha ipotizzato l'invio di truppe europee in Ucraina, idea geniale che avrebbe soltanto il pregio di farci bombardare tutti da Mosca nel giro di cinque minuti. Altro che volontà di pace: è il club dei coglioni, non dei volenterosi. E Meloni fa benissimo a starne alla larga.

Non perché voglia indebolire Zelensky, e qui arriviamo al secondo punto, ma perché non spetta all'Italia rafforzare o indebolire un presidente straniero.

Zelensky è già abbastanza indebolito per conto suo: un governo travolto da scandali di corruzione, una guerra che non avanza di un millimetro, richieste infinite di armi e denaro che non portano alcun risultato concreto. Il problema non è Meloni: è la realtà. Quanto al paragone con l'appiattimento di Mussolini su Hitler, ti confesso che l'ho riletto tre volte per essere sicuro di aver capito. Stiamo paragonando l'Italia del 2025, membro della Nato, dell'Ue, della Bce, alla dittatura fascista? E Meloni, che è alleata degli Stati Uniti, la stiamo equiparando a un Duce che si consegnò mani e piedi al Führer? Mi pare un po' eccessivo, per usare un eufemismo. La storia merita rispetto. E soprattutto merita coerenza. Veniamo poi alla tua convinzione che Meloni «dovrebbe prendere le distanze da Trump». Da quando prendere le distanze dal presidente degli Stati Uniti sarebbe un vantaggio per l'Italia? Illuminami.

È Trump che in questo momento sta tentando, piaccia o no, di negoziare una pace reale. Meloni sceglie di stare con Washington perché gli interessi dell'Italia passano da lì, non da Parigi o Berlino. E credimi: fa bene. Eccome se fa bene.

Sul tema dell'Unione europea e della votazione a maggioranza, la tua domanda si fonda su un presupposto sbagliato. Meloni non ha mai osteggiato il voto a maggioranza nel Parlamento europeo.

Quindi protestare contro un fatto che non esiste è un esercizio poetico, ma non politico. Quanto al sogno degli Stati Uniti d'Europa, ti rispondo con franchezza: le federazioni funzionano quando le singole parti sono forti. Unione dei deboli significa somma di fragilità, non moltiplicazione di forza. Prima gli Stati europei devono: difendere i propri confini, avere governi stabili, garantire identità e coesione, rispettare i propri bilanci. Solo allora si potrà parlare seriamente di federazione. Oggi sarebbe come costruire un palazzo su fondamenta di gelatina.

In conclusione: Meloni non è isolata. Non è incerta. Non è in balia di Trump. È semplicemente una premier che, invece di fare salotti con i volenterosi, preferisce tutelare gli interessi del suo Paese.

E se questo dispiace ai cultori della geometria europea delle chiacchiere, me ne farò una ragione. L'Italia, invece, ne trae un vantaggio.