Responsabilità civile: solo dodici magistrati condannati in 14 anni. E chi sbaglia non paga

Scritto il 26/10/2025
da Stefano Zurlo

I dati raccolti dall'azzurro Costa parlano chiaramente. Per le ingiuste detenzioni, che sono state quasi 6mila, le toghe sanzionate sono state soltanto nove

È la legge che non c'è. O meglio, che non funziona. Dodici condanne in quattordici anni, dal 2010 alla fine del 2024. La responsabilità civile dei magistrati è un flop. Lo è sempre stata. Ma nulla è cambiato nemmeno dopo il cambio della norma, nel 2015, con l'abolizione del filtro di ammissibilità delle cause che, secondo alcuni esperti, faceva da tappo.

Bene, il blocco è stato tolto, ma poco o nulla è mutato. All'epoca era stata fatta una previsione di dieci condanne l'anno, poche ma pur sempre più dello zero virgola di prima, ma pure quell'ipotesi è naufragata insieme al calcolo, del tutto teorico, di una spesa per lo Stato di 540mila euro l'anno. Siamo lontanissimi da questi numeri e correttamente Marina Berlusconi ieri sul Giornale sottolineava come "sarebbe urgente una nuova e vera responsabilità civile dei magistrati. Perché il principio - aggiunge la figlia del Cavaliere - deve valere per tutti e chi sbaglia deve pagare".

La corporazione togata però paga pochissimo per gli errori commessi. Le cifre parlano da sole: dal 2010 al 2024, dunque nell'arco di quattordici anni, sono state avviate 815 cause di responsabilità civile nei confronti di magistrati. Attenzione: procedimenti indiretti perché a staccare l'assegno è sempre e solo lo Stato che semmai, in seconda battuta, potrà rivalersi sulla toga colpevole. Dunque, 815 fascicoli che hanno portato a 311 pronunce. Verdetti di che tipo? Qualche richiesta è andata a sbattere, finché c'era, contro il muro dell'ammissibilità, le altre, quasi tutte, non hanno portato a niente. Le condanne sono state solo dodici, ovvero l'1,4 per cento dei processi iniziati.

Siamo davanti a percentuali francamente sconcertanti ed è evidente che il meccanismo è inceppato. E la strozzatura più importante è la clausola in cui si prevede che "non può dare luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove".

In concreto, una sorta di immunità a prova di scivolone o cantonata. "Ma la valutazione del fatto e delle prove - osserva Enrico Costa, deputato di Forza Italia - rappresenta l'essenza del delicato lavoro del magistrato; se in quella fase ci sono errori che danneggiano il cittadino perché questi non può chiederne conto?".

Domande che si trascinano dal 1987, quando un referendum portò alle prime norme sulla responsabilità civile. Costa va anche oltre: "Se un medico sbaglia una diagnosi, un ingegnere sbaglia un calcolo, un sindaco sbaglia una delibera, si attivano meccanismi di responsabilità che per i magistrati sono inimmaginabili. Quello dell'autonomia e indipendenza è ormai uno scudo che esonera dal dover rispondere degli errori".

In linea generale il magistrato che sbaglia se la cava senza problemi. E qualcosa, anzi più di qualcosa, non quadra neppure sul versante delle contestazioni disciplinari. In particolare, se ci concentriamo sul capitolo incandescente delle ingiuste detenzioni, ancora una volta troviamo numeri quasi incredibili. Nel periodo 2017- 2024 ci sono state nel nostro Paese 5933 ingiuste detenzioni risarcite dallo Stato. Quindi, in qualche modo certificate, con un esborso di 254,5 milioni. Ma i giudici condannati sono stati solo nove, e nemmeno con pene pesantissime. Anzi, otto censure e un trasferimento. Tutto qua.

A fronte di vite rovinate dal carcere e dalla gogna. "È inaccettabile - notava ieri Marina Berlusconi nel suo editoriale pubblicato dal Giornale - che in Italia almeno mille persone l'anno - più di tre al giorno - finiscano ingiustamente in carcere, senza che mai nessuno ne risponda".

Appunto. Fra il 2017 e il 2024 sono state avviate 89 azioni disciplinari per le ingiuste detenzioni, ma solo nove si sono concluse con una condanna. Quarantaquattro volte si è stabilito di "non doversi procedere", 28 toghe sono state assolte e nove appunto condannate, gli ultimi otto casi sono ancora aperti. Insomma, é stato sanzionato solo lo 0,15 per cento degli errori. Statistiche ancora più impietose di quelle sulla responsabilità civile. Ma almeno per la Disciplinare la riforma è in dirittura d'arrivo, con l'istituzione dell' Alta corte fuori dal perimetro del Csm.