Se ci si sforza di pensare positivo perfino un europeista incallito come chi scrive può cogliere i lati positivi che ci possono essere in quella sorta di bullizzazione e disconoscimento del ruolo dell'Europa da parte di Trump: "in decadenza e con leader deboli".
Una vera e propria frustata che per certi aspetti può essere perfino benefica e indurre le classi dirigenti europee a una seria riflessione ed autocritica. Ed è proprio un problema di classe dirigente quello che sta vivendo in questi anni l'Europa. Le classi dirigenti burocratiche, comprese quelle formate in quel collegio di Bruges in cui avvengono strane vicende, sono affette dalla malattia del "regolamentazionismo". Se posiamo su una corsia di un'autostrada i regolamenti prodotti ogni anno dall'Europa si occupano dei chilometri
Si tratta poi di una burocrazia che ha tutti i lati negativi che Max Weber indicava in certi tipi di burocrazie e per larga parte autoreferenziale perché non si capisce bene a chi risponda. E poi ben poco dotata di quella sana intelligenza naturale necessaria per rispondere alla sfida dell'intelligenza artificiale. I burocrati europei preferiscono dedicarsi alla dimensione obbligatoria dei molluschi eduli lamellibranchi piuttosto che a una appropriata semplificazione normativa.
Se poi guardiamo alle classi politiche europee, c'è ben poco di consolatorio.
Laddove, a suo tempo, sedeva Jacque Delors ora siede Von Der Leyen, che dopo la frustata di Trump sembra per molti versi sparita. Figlia di una strana maggioranza rosso verde mentre nei Paesi europei prevalgono i popolari e i conservatori, sembra che operi sulla base di una sorta di doroteo barcamenarsi. Non che la media dei commissari europei poi brilli per autorevolezza e competenza.
E poi diciamola tutta, la Commissione conta ben poco, perché il vero modello di governo dell'Europa è quello inter-governativo, e anche a questo proposito si pone un serio problema di classi dirigenti. Macron è una sorta di anatra zoppa senza futuro politico. Sanchez in Spagna passa da uno scandalo all'altro. Mertz in Germania è alle prese con gli effetti della recessione tedesca e l'oggettiva debilitazione del ruolo della Germania. Rimane Meloni che non può non operare su una delicata linea di confine tra Bruxelles e Washington, visto che è un rarissimo caso di premier non autocrate che gode del rispetto e della stima di Trump.
È stato ripubblicato in queste settimane a cura di Luigi Fiorentino il libro di Guido Dorso La rivoluzione meridionale che si concentra sulla questione delle classi dirigenti. Ebbene, Guido Dorso sosteneva che per la rivoluzione meridionale servono cento uomini d'acciaio. È una metafora che varrebbe la pena mutuare per l'Europa. Oggi più che mai l'Europa avrebbe bisogno di cento uomini e donne d'acciaio insediati nella Commissione, ai vertici della burocrazia europea e tra i premier e ministri degli esteri europei.
La prima funzione di una classe dirigente secondo i grandi teorici delle élites è quella di dare il buon esempio. Ebbene, quale esempio viene da Bruxelles e dintorni? Rispetto all'Europa l'Italia ha le carte in regola più di altri, non solo per il ruolo che svolge Meloni ma perché ha designato come vice presidente della Commissione Europea quello che era il migliore dei suoi ministri, Raffaele Fitto.
Ci sarebbe invece più che mai bisogno di un forte ricambio delle élites europee. Servirebbero davvero cento uomini e donne d'acciaio per fare un salto verso un'Europa politica, e per costruire un'Europa della difesa, e superare l'Europa del potere di veto e dell'unanimità.
Un esempio preclaro che viene dalle classi dirigenti di Bruxelles è quello dell'ambientalismo settario all'anguria, verde di fuori e rosso di dentro, con i danni che ha procurato e sta procurando. Non parliamo poi della questione dell'immigrazione. Salvo che le élites europee abbiano fatto proprio il paradosso di Oscar Wilde: "Se le classi inferiori non ci danno il buon esempio, cosa ci sono a fare?".

