Dazi, Trump strapazza il Canada. E ora l'Europa ha davvero paura

Scritto il 12/07/2025
da Gian Maria De Francesco

Gli Usa impongono tariffe del 35% al Paese confinante e promettono un'aliquota minima del 15% al resto del mondo. Borse in calo per lo spettro della recessione

L'ennesimo strappo di Donald Trump sul fronte commerciale fa tremare i mercati e mette in allerta governi e imprese. Dopo aver annunciato tariffe del 35% sui prodotti canadesi, il presidente americano ha confermato che una lettera analoga è in arrivo per l'Unione europea. "Vorrei farlo oggi (ieri; ndr), sto parlando con l'Ue che, come sapete, è composta da diversi Paesi", ha dichiarato alla Nbc. Si tratterebbe della ventesima lettera inviata a partner commerciali negli ultimi giorni.

Il testo indirizzato al premier canadese Mark Carney pubblicato anche su Truth Social è stato netto. "Invece di collaborare con gli Stati Uniti, il Canada ha reagito con i propri dazi. A partire dal primo agosto 2025, imporremo dazi del 35% sui prodotti canadesi esportati negli Stati Uniti", ha dichiarato. E ha aggiunto: "Questi dazi potrebbero essere modificati, in aumento o in diminuzione, a seconda dei nostri rapporti con il vostro Paese". Trump ha poi dichiarato di aver pianificato tariffe dal 15% al 20% sui Paesi rimanenti, superiori all'attuale standard del 10% che gli investitori avevano ormai accettato.

L'uscita ha avuto effetto immediato sui mercati. Tutte le Borse europee hanno chiuso in rosso, con Milano maglia nera a -1,11%, pur mantenendosi appena sopra quota 40mila. Male anche Parigi (-0,92%), Francoforte (-0,89%) e Madrid (-1,02%). A Wall Street il clima resta incerto con i principali indici tutti in leggero calo.

Ora l'attesa è tutta per la posizione ufficiale di Trump nei confronti dell'Unione europea. Gli operatori temono che la linea dura possa estendersi al Vecchio Continente, senza escludere aliquote differenziate per settori strategici come automotive, alluminio e acciaio.

L'Italia osserva con particolare preoccupazione. Alle tariffe applicate dagli Usa si sommerebbe la recente rivalutazione dell'euro sul dollaro, che penalizza le esportazioni. "Occhio a pensare che i dazi al 10% siano qualcosa di fantastico", ha ribadito il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. "Certo che rispetto al 50% siamo contenti, ma attenzione: l'impatto sarà differenziato. Servirà un'analisi per settori e misure compensative", ha aggiunto. Secondo il Centro Studi di Confindustria, l'effetto combinato di dazi Usa al 10% e rivalutazione dell'euro potrebbe costare al made in Italy fino a 20 miliardi di export persi, una contrazione del Pil dello 0,27% nel 2025 e dello 0,53% nel 2026, con effetti sull'occupazione stimati in oltre 75mila posti in meno nel biennio. Anche Federmeccanica ha lanciato l'allarme. Il neopresidente Simone Bettini ha parlato di "problema importante" per i settori più colpiti e definisce i dazi "un ostacolo al libero mercato, un inquinamento del fiume dove ci troviamo a navigare".

Il rischio più grave, però, resta l'incertezza. Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, ha chiesto di "disinnescare" il protezionismo, citando i rischi sistemici per banche ed economia. E, durante l'assemblea dell'Abi a Milano, anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha avvertito che "dazi di questa portata sottrarrebbero mezzo punto di Pil all'Eurozona tra il 2025 e il 2027". Secondo Panetta, un'impresa manifatturiera su tre teme ricadute negative sulla domanda e sugli investimenti. Ma invita anche a cogliere le opportunità. "Gli investitori stanno cercando alternative al dollaro e ai mercati Usa. Si apre uno spazio che l'Europa può colmare, se saprà unirsi davvero, rilanciando il progetto di integrazione e completando il mercato unico", ha rilevato.