Gli Usa preparano il blitz in Venezuela. "Attacco terrestre"

Scritto il 26/10/2025
da Paolo Manzo

La nuova sfida ai "narcos". Maduro: "Guerra inventata"

Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato nelle ultime ore che la prossima fase della guerra contro i cartelli del narcotraffico venezuelani sarà "terrestre" lasciando intendere una possibile imminente invasione del paese latinoamericano. "Abbiamo fermato tutte le droghe che arrivano via mare e presto fermeremo anche quelle che entrano via terra. Lo vedrete: le droghe smetteranno di entrare nel nostro Paese", ha dichiarato. Le parole di Trump sono arrivate poche ore dopo l'annuncio di Washington del dispiegamento nel Mar dei Caraibi della portaerei più grande al mondo, la USS Gerald R. Ford, affiancata da unità anfibie, caccia F-35B e aerei da pattugliamento P-8.

Il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha spiegato che la missione risponde a una direttiva presidenziale volta a "disarticolare le organizzazioni criminali transnazionali e contrastare il narcoterrorismo in difesa della patria". La presenza rafforzata nel raggio d'azione del Comando Sud statunitense servirà ad "aumentare le capacità di rilevamento, monitoraggio e interdizione delle attività illecite che minacciano la sicurezza nazionale e la stabilità dell'emisfero".

L'escalation militare arriva in un momento di crescente tensione con la dittatura di Nicolás Maduro, dopo l'affondamento di dieci imbarcazioni venezuelane sospettate di trasportare stupefacenti verso gli Usa.

Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato che l'ultimo attacco, avvenuto giovedì scorso, ha colpito un'imbarcazione gestita dal cartello venezuelano del Tren de Aragua, provocando 6 morti. "Se sei un narcoterrorista che traffica droga nel nostro emisfero, ti tratteremo come Al Qaeda", ha scritto su X, aggiungendo che "giorno e notte daremo la caccia alle tue reti e le neutralizzeremo".

A Caracas, Maduro ha reagito ordinando il dispiegamento della Forza Armata Bolivariana lungo le coste, con esercitazioni militari di 72 ore che coinvolgono miliziani e reparti di polizia. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, ha definito le manovre "un test di coordinamento di fronte alla minaccia imperialista", assicurando che "ogni incursione fallirà".

Il nuovo schieramento Usa rappresenta una delle più imponenti concentrazioni di potenza navale americana nel Mar dei Caraibi dai tempi della crisi dei missili di Cuba, nel 1962. L'invio della Gerald Ford è stato preceduto dal sorvolo di un bombardiere strategico B-1B lungo le coste venezuelane e, la settimana scorsa, da una dimostrazione di forza con B-52, nell'ambito delle missioni di deterrenza del Southcom.

La Casa Bianca giustifica l'operazione con la necessità di "proteggere la sicurezza nazionale e salvare vite americane" dalla minaccia dei narcos ma diversi Paesi della regione - a cominciare dal Brasile - mettono in guardia contro i rischi di un conflitto su vasta scala. "Un intervento armato in Venezuela - ha detto Celso Amorim, consigliere diplomatico di Lula - incendierebbe l'intero continente".

Per ora, l'unica certezza è che gli Usa sono tornati a mostrare i muscoli nei Caraibi e che Maduro, dietro la retorica anti-imperialista, comincia davvero ad avere paura.