Nonostante l’incertezza – legata a dazi e guerre - che domina sovrana ogni previsione economica e confonde le aspettative, gli italiani mostrano un sorprendente ottimismo. Eppure, anche l’ultima rilevazione economica importante, quella sulla produzione industriale, è stata negativa: a maggio 2025 la produzione industriale è diminuita dello 0,7% rispetto al mese precedente e dello 0,9% su base annua. E quel che è peggio è la mancata inversione di tendenza che sembrava all’orizzonte un mese fa, quando i dati di arile avevano interrotto i 26 mesi consecutivi di calo della produzione. Invece niente, con il rischio che quello di aprile resti un caso isolato. Produzione in calo significa che le imprese programmano e sfornano meno prodotti. Per esempio, preoccupano le flessioni più marcate nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-5,6%, affossati dall’auto), farmaceutici (-5,2%), chimici (-4%).
Tuttavia, come si diceva, a sorpresa gli italiani mostrano di voler consumare di più. Lo dicono i numeri del report Censis-Confcommercio usciti il 9 luglio, dai quali emerge che “le intenzioni di spesa per l’anno in corso sono in crescita rispetto al 2024 così come le partenze per le vacanze estive facendo emergere quel desiderio di normalità, con un 46,5% di italiani ottimisti nonostante tutto”. Nel dettaglio, rispetto al 2024 aumenta la propensione all’acquisto del 10,9% punti per gli elettrodomestici, +9,1 i prodotti tecnologici, +5,6 per i mobili, +4,3 per le autovetture, +3,8 per le ristrutturazioni. E per stare sull’attualità, cresce la quota di famiglie italiane che ha già pianificato le vacanze estive: sono il 37,7%, in netto aumento sul 26,2% dell’anno scorso ma, soprattutto, si tratta del dato più alto dal 2019, che si accompagna a un calo del numero degli indecisi (28,6%) e di chi non partirà (33,6%). Una tale maggiore propensione al consumo si specchia in un 43,3% delle famiglie che ha aumentato i consumi anche a scapito del risparmio: il 51,8% degli italiani ha diminuito le proprie riserve finanziarie.
Da dove deriva questa capacità di tenere alti i consumi? Dal 2020 in poi, pandemia, inflazione, guerre e ora i dazi hanno invaso il quotidiano delle famiglie un mese dopo l’altro. Ma evidentemente c’è qualcosa che garantisce un po’ di fiducia. E questo non può non essere legato alla stabilità del governo italiano e alle dinamiche economiche interne, che hanno contrastato l’incertezza internazionale. Pur nelle ristrettezze finanziarie imposte dal nostro elevato debito pubblico, che rende deboli le politiche fiscali, l’economia italiana mostra una buona salute. Dopo anni di perdita di potere d’acquisto, negli ultimi 18 mesi i salari reali sono aumentati. C’è un aumento del reddito disponibile e l’occupazione – pur in un ambito molto differenziato – è ai massimi storici. L’inflazione, infine, è tornata sotto controllo, così che il calo dei tassi d’interesse ha favorito l’indebitamento privato.
Non si tratta qui di tessere le lodi di questo governo per l’economia: i problemi restano e le soluzioni latitano. Ma semplicemente di riconoscere che di fronte a una situazione internazionale che presenta complessità straordinarie per varietà e durata, l’economia italiana si sta difendendo molto bene. E non è una posizione di parte: lo dicono i mercati finanziari, con lo spread ai minimi; e ce lo dice l’andamento dei consumi, il metro più tipico con il quale misurare la fiducia delle famiglie.