"Vanno disinnescati i dazi o si rischia una nuova recessione. Di fronte alle crisi le banche sono molto esposte, come più complessi e sensibili anelli di connessione tra i fattori dell'economia". Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, ha esordito così nel suo discorso davanti alla platea riunita nell'auditorium della Bocconi per l'assemblea dell'associazione dei banchieri italiani. Patuelli ha anche spronato l'Europa ad assumere rapidamente maggiori responsabilità con nuove regole istituzionali per non essere paralizzata da veti di piccole minoranze, e a trasformare il Mes (il meccanismo europeo di stabilità, ndr) in un organismo della Ue "con le stesse regole di trasparenza della Bce verso il Parlamento europeo e con finalità più coerenti alle nuove sfide".
Il discorso di Patuelli, è stato per certi versi inusuale e molto di sistema in un momento in cui proprio il mondo bancario deve fare i conti con un consolidamento in corso ma anche con l'impatto delle guerre - militari e commerciali - sul credito a famiglie e imprese. Il numero uno dell'Abi ha sottolineato di concordare con il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini: "O viene potenziata l'Ires premiale o viene ripristinata l'Ace per patrimonializzare e incrementare gli investimenti delle imprese". Un allineamento tra Abi e Confindustria inedito, cui si è aggiunta la sottolineatura sui rappresentanti dei lavoratori bancari. Patuelli ha, infatti, certificato il ruolo dei sindacati per la ripresa delle banche che è maturata grazie anche alle "profonde riorganizzazioni effettuate con i responsabili e costruttivi comportamenti delle organizzazioni sindacali del sistema del settore bancario". Parole che sono state molto apprezzate sia da Orsini ("Condividiamo il messaggio sulla necessità di favorire stabili e cospicui investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese", ha commentato), sia dal segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni. "I processi di trasformazione, se condivisi e governati in modo concertato, producono risultati più solidi, più giusti e più duraturi", ha dichiarato Sileoni. "Lo dimostrano i numeri: quasi 90mila uscite dal 2010 gestite senza traumi compensate da 45mila assunzioni, con strumenti unici nel panorama europeo e con un modello di relazioni industriali che ha fatto scuola", ha aggiunto.