“Penso che per capire la migrazione si debba uscire dal perimetro del grande raccordo, dalla ztl". A dirlo non è un esponente romano della maggioranza, ma bensì niente di meno che Aboubakar Soumahoro, il deputato eletto con Avs attualmente membro del gruppo misto che una settimana fa ha promosso alla Camera un convegno proprio sul tema dell'immigrazione.
"Viaggiare è piacevole, emigrare invece no”, spiega Soumahoro nel corso di un'intervista rilasciata a Il Foglio in cui ha ribadito: “Questo è un concetto che si può capire solo se finalmente si esce dalla ztl, dove la sinistra è confinata”. Secondo l'ex sindacalista non si deve rimanere "agganciati a dei cliché intellettuali, che sono superati", ma "si dovrebbe ragionare da qui ai prossimi dieci anni". Invece, "ci si riduce a ciò che si verifica da qui a mezzogiorno", dice Soumahoro, riaffermando "il diritto a restare e il diritto a rientrare". Il deputato di origini ivoriane poi avverte: "Da oggi ai prossimi 25 anni raggiungeremo i 2 miliardi e mezzo di persone solo nel continente africano. Che andrà a rappresentare un terzo della popolazione giovanile al livello mondiale". Questo significa che "sul mercato del lavoro saranno 450 milioni i giovani che si affacceranno nei prossimi 10 anni", mentre "in Italia avremo un anziano su due. O, secondo alcuni dati, due su tre".
Per Soumahoro, "non possiamo chiuderci in una depressione intellettuale", ma "dobbiamo capire in che modo questi dati possono parlare al nostro presente Sicuramente in un modo che accantoni l’approccio colonialista e assistenzialista. Ma che valuti il quadro in termini macroeconomici, puntando anche sulla formazione”. Per quanto riguarda il Piano Mattei "alcune delle mie idee sono state presentate in ambito di discussione del piano, certo. Dopodiché io vado alla sostanza. E - sottolinea il deputato - dico che di fronte a un contesto come quello che viviamo dobbiamo creare occasioni per il continente africano e, di riflesso, per l’Italia e per l’Europa". Soumahoro, infine, conclude: "Se questi elementi emergono, in sede di discussione, si può lavorare sui punti. Io non parto da quel piano, ma neppure guardo alle sigle. E soprattutto penso che abbandonare il proprio paese non possa mai essere l’unica soluzione. Anche perché chi ha fame non è mai un uomo libero”.