Ecco la prova che dà ragione a Nordio

Scritto il 12/07/2025
da Luca Fazzo

La mail del dirigente il 19 gennaio: "Il ministero non è competente sul caso Almasri"

Adesso si comincia a capire a quali carte il ministro della Giustizia Carlo Nordio si riferisce quando, l'altro giorno in Senato, spiega che la verità sul caso Almasri è la stessa da lui riferita a suo tempo in Parlamento, e che gli atti dell'inchiesta in corso - quando saranno resi pubblici - lo dimostreranno. Si tratta di un documento che i giudici del tribunale dei ministri di Roma, che indagano sulla vicenda, hanno acquisito e che ruotano intorno alla figura di Luigi Birritteri, che all'epoca dell'arresto a Torino di Almasri ricopriva il delicato incarico di capo del Dipartimento affari di giustizia del ministero di Nordio. Nei giorni scorsi Birritteri è stato indicato da alcuni articoli come la prova vivente che il ministro avrebbe mentito su un punto cruciale: il giorno in cui il governo sarebbe stato investito dall'affare Almasri. Domenica 19 gennaio o l'indomani, lunedì 20? Nordio ha sempre detto: lunedì. E proprio quel ritardo, congiunto alle lentezze della magistratura, avrebbe reso impossibile dare corso al mandato d'arresto chiesto dalla Corte penale internazionale per il generale-torturatore libico.

È a Birritteri, secondo gli ultimi sviluppi, che già domenica 19 il capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, scrive invitandolo a spostare le comunicazioni sull'arresto di Almasri su Signal, la piattaforma di dialogo criptata. Nella scelta di dialogare via Signal non c'è niente di strano, si fa presente negli ambienti del ministero: cautele per evitare fughe di notizie su dossier delicati sono da sempre consentite e anzi raccomandate. Il problema è la data: 19 gennaio. Ecco la prova, è stato scritto in questi giorni, che il governo sapeva tutto già un giorno prima di quanto ha sostenuto finora.

Ma ora, anticipata ieri dal Dubbio, salta fuori una mail che Birritteri in quella domenica di mezzo inverno manda sia alla Bartolozzi che a un altro dirigente del ministero di via Arenula. Riguardo "al caso dell'arresto in Torino di Nijeem Osama Elmasry/Almasry - scrive il capo del Dag - concordo su una prima valutazione (fatti salvi i dovuti approfondimenti) inerente l'irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente". Nordio considera questa mail la conferma della sua linea difensiva: per tutta la giornata di domenica, il suo ministero non era in grado di assumere alcuna iniziativa formale perché non era stato investito formalmente di nulla. Come riferito dal Guardasigilli nel suo intervento in Parlamento del 5 febbraio, dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia della Procura di Roma.

Anche la mail di Birritteri alla Bartolozzi è ora agli atti dell'inchiesta del tribunale dei ministri, che chiede indagati oltre a Nordio anche il premier Giorgia Meloni, il ministro dell'interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario ai servizi segreti Alfredo Mantovano. I tempi previsti dal codice per l'indagine sono scaduti da tempo; cosa stia facendo attualmente il tribunale non si sa; circolano voci secondo cui i tre giudici che ne fanno parte sarebbero orientati a mandare a processo solo Nordio per il reato di omissione di atti d'ufficio, archiviando le accuse agli altri membri del governo. Ma questa dilazione dei tempi sta chiaramente innervosendo l'esecutivo, proprio perché la Meloni e i suoi ministri sono convinti che dal deposito delle carte dell'indagine emergerà la conferma della versione fornita finora. Così ieri Giulia Bongiorno, che è avvocato di fiducia di tutti i membri del governo indagati per la vicenda, ha rotto gli indugi e ha chiesto e ottenuto dal tribunale il deposito di tutti gli atti accumulati nel corso dell'inchiesta. E a quel punto tutto dovrebbe diventare più chiaro.