L'Europa c'è. E l'Europa è pronta ad abbracciare l'Ucraina. "Abbiamo fatto nelle ultime 48 ore un passo avanti importante", spiega al Giornale il senatore Giulio Terzi di Sant'Agata, ex ministro degli Esteri e oggi presidente della commissione Politiche della Ue del Senato - in particolare la Conferenza sulla ricostruzione del Paese che si è tenuta a Roma ha dimostrato una grande coesione degli alleati occidentali, compresi gli Usa. Peccato solo che l'opposizione abbia assunto atteggiamenti antipatriottici, sacrificando le ragioni e gli ideali della politica estera agli interessi di bottega della lotta al governo di centrodestra".
Un attimo, è difficile parlare del domani di Kiev mentre si continua ad uccidere. Non c'è una contraddizione di fondo?
"L'unico modo che abbiamo per preparare il futuro è togliere l'Ucraina dall'isolamento. Aiutare a difenderla, rafforzarne le infrastrutture che sono ancora in piedi, insomma Putin non può pensare che i partner occidentali siano stufi e mollino Zelensky al suo destino. Al contrario siamo con Kiev e con noi ci sono gli Usa che forse si erano convinti di poter risolvere il caso portando i contendenti al tavolo della pace. Non è così, dobbiamo affrontare un percorso lungo, accidentato ma obbligato, gli Usa sembrano aver preso atto di questa realtà".
Insomma, l'Europa ha imboccato finalmente una strada?
"Credo di si. E mi pare che il punto di svolta, controverso e discusso ma reale, sia stato il vertice della Nato che si è tenuto all'Aia. Qui è stato firmato l'accordo per alzare la quota del pil destinata alla difesa da parte dei partner occidentali. Ora dobbiamo attrezzarci per fronteggiare la minaccia di paesi che mettono a rischio la nostra sicurezza".
Si polemizza anche sul piano Rearm Europe.
"A me non piace la formula Rearm Europe, semmai Defense Europe, ma sappiamo che il contesto internazionale è cambiato, gli Usa non ci garantiscono più l'ombrello protettivo come prima, dunque dobbiamo impegnarci per tutelare l'Europa e dobbiamo iniziare a costruire il pilastro europeo della Nato. È indispensabile: davanti a un attacco, come quello che si è scatenato nelle scorse settimane contro Israele, le principali città italiane potrebbero resistere per pochissimi giorni. Quindi dobbiamo lavorare in tutte queste direzioni. E il fatto che la Conferenza di Pace si sia tenuta a Roma non è un particolare trascurabile".
Qual è il ruolo dell'Italia in questa partita?
"Abbiamo un ruolo molto importante, la Meloni si è spesa per tenere insieme Europa e Stati Uniti".
Si è detto che Washington e Bruxelles avrebbero, anzi avevano già preso strade diverse, inconciliabili.
"Non è vero, gli Usa stanno riconsiderando la loro posizione, Meloni ha riassunto tutto con una frase assai suggestiva pronunciata in aprile davanti a Trump: Make the West great again, fare l'Occidente grande di nuovo. Mi pare un passaggio non da poco, anche se non mancano le difficoltà e i momenti di incomprensione. E mi spiace che l' opposizione, Schlein in testa, non si sia fatta vedere alla Nuvola di Roma per la Conferenza".
C'è un comprensibile scetticismo, perché ogni giorno si combatte e si muore.
"Io vedo prevalere atteggiamenti anti italiani e anti europei che francamente non capisco. Per un voto, per un titolo di giornale, per una polemica in più, si rischia di perdere la sostanza delle cose".
E qual è la sostanza?
"Ripeto: l' Europa e l'Occidente non abbandonano Kiev, a Roma c'erano 15 capi di Stato e di governo, duemila imprese fra cui cinquecento italiane. C'è un gigantesco sforzo per non perdere la sfida in un mondo difficile e a tratti ostile. E c'è un'altra novità".
Quale?
"Parigi e Londra hanno deciso di mettere insieme la loro potenza nucleare. A beneficio della nostra sicurezza. E i Volenterosi si schierano, anche se le modalità devono ancora essere messe a punto".
Ci sarà una svolta in questo conflitto?
"Lo speriamo. Ma non sappiamo cosa possa accadere nelle prossime settimane. Il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov ha nuovamente accennato ad un'ipotesi di tregua, ma non sappiamo se si tratti di una manovra dilatoria o di buona volontà. E però una cosa va detta".
Che cosa?
"Nell'attesa che Mosca chiarisca la propria volontà, l'Europa è vicina all'Ucraina e non in modo fumoso. A Roma si è detto con chiarezza che il posto di Kiev è nell'Unione europea, insomma c'è una prospettiva politica: un'idea forte e vincente. L'Europa c'è, l'Europa abbraccia l'Ucraina".