nostro inviato a Napoli
S i incrociano alla tre giorni di Ecr a Napoli i destini delle alleanze di centrodestra fuori e dentro l'Italia. Se da una parte la kermesse dei Conservatori chiude di fatto la querelle che ha portato il gruppo di Ecr a spaccarsi al Parlamento di Strasburgo sulla mozione di sfiducia a Ursula von der Leyen, dall'altra è l'occasione per puntualizzare senza troppi giri di parole la posizione di Fdi in vista dell'imminente trattativa per i candidati alle prossime regionali, a partire dal Veneto, epicentro di eventuali scosse.
Sul primo fronte, la presenza compatta a pochi passi da Castel dell'Ovo delle tre delegazioni più numerose di Ecr (gli italiani di Fdi, i polacchi di Pis e i rumeni di Aur) ricompatta il gruppo dopo quello che Carlo Fidanza, vicepresidente dei Conservatori, non esita a definire "un errore sul piano strategico". Nonostante non accennino a scemare i toni critici verso von der Leyen da parte del polacco Mateusz Morawiecki (presidente di Ecr) e del rumeno George Simion (leader del partito che ha presentato la mozione) - entrambi presenti a Napoli - il clima che si respira è di piena sintonia. Perché, spiega Fidanza, il diverso posizionamento sulla mozione di sfiducia "è fisiologico" e "ricalca le differenze nazionali", dove "alcuni partiti sono al governo ed esprimono un commissario e altri sono all'opposizione".
Ma l'appuntamento napoletano organizzato da Antonio Giordano, deputato di Fdi e segretario generale di Ecr, è anche l'occasione per fare il punto sulle vicende italiane. Nei vari panel dedicati al "Mediterraneo futuro dell'Europa" si succedono infatti diversi ministri, da Tommaso Foti a Luca Ciriani passando per Nello Musumeci. C'è anche il responsabile organizzazione di Fdi Giovanni Donzelli, che approfitta dell'occasione per lanciare un messaggio agli alleati: "Niente bandierine a tutti i costi, non facciamo il pallottoliere o il gioco del Monopoli e non è che dobbiamo fare per forza questo lo prendo io e questo lo prendi tu". Anche perché, la butta lì, "se lo dovessimo fare Fdi dovrebbe prendere tutto" visto che "Fi governa cinque regioni, la Lega quattro e noi tre e le proporzioni non sono queste". Insomma, in ciascuna delle regioni al voto - Campania, Marche, Puglia, Toscana, Veneto e Valle d'Aosta - dobbiamo "scegliere il migliore a prescindere".
Un alert, quello di Donzelli, che arriva nel giorno in cui Luca Zaia replica alle critiche di Forza Italia su come ha amministrato il Veneto. "Non lascerò i pozzi avvelenati a chi verrà dopo di me, non fa parte del mio modo di pensare", dice il governatore smussando anche le polemiche seguite alla paventata ipotesi di presentare una Lista Zaia alle prossime elezioni ("vale il 40- 45%", ha detto qualche giorno). "L'importante - spiega Ciriani - è che appoggi il centrodestra. E anche se capisco la frustrazione dopo lo stop al terzo mandato, sono certo che sarà così".
Il punto è capire se il candidato in Veneto sarà di Fdi, della Lega o un civico d'area (l'ipotesi più improbabile). Una trattativa che a detta dei vertici di Fdi è ancora in fase preliminare. Solo allora, a cascata, si chiuderà sulle altre regioni. A partire dalla Campania, dove nei capannelli della kermesse Ecr sembra scontata la candidatura dell'attuale viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ("il miglior nome possibile", dice Donzelli). A un dei panel partecipa anche l'ex ministro Gennaro Sangiuliano, napoletano doc. Che non si candiderà perché, assicura, "sto benissimo a Parigi a fare il mio lavoro" di corrispondente della Rai. In verità, i vertici campani di Fdi danno per scontato che sarà nelle liste di Cirielli e quando sarà eletto consigliere regionale è a lui che dovrebbe andare il posto di capogruppo in regione.