Trump media la pace tra Thailandia e Cambogia: firmato a Kuala Lumpur l’accordo di cessate il fuoco

Scritto il 26/10/2025
da Francesca Salvatore

Il presidente presiede a Kuala Lumpur la firma della tregua, mediando un accordo che pone fine a mesi di scontri al confine

In una giornata destinata a entrare nella cronaca diplomatica asiatica, il presidente statunitense Donald Trump ha presieduto la firma di un accordo di cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia, ponendo formalmente fine a mesi di scontri armati e tensioni lungo la frontiera contesa tra i due Paesi. La cerimonia si è svolta a Kuala Lumpur, in Malesia, nel quadro del 47° vertice dell’ASEAN, alla presenza del premier malese Anwar Ibrahim, che ha ospitato l’incontro.

Accanto a Trump, hanno firmato il documento il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul e il premier cambogiano Hun Manet, entrambi arrivati nella capitale malese dopo giorni di trattative riservate condotte con la mediazione di Washington. “Abbiamo raggiunto un’intesa che molti ritenevano impossibile. Oggi è una vittoria per la pace e per la stabilità del Sud-Est asiatico”, ha dichiarato Trump, che ha aperto così la prima tappa del suo tour asiatico, centrato su sicurezza, commercio e relazioni bilaterali con i Paesi dell’ASEAN.

Un conflitto mai sopito

Le tensioni tra Bangkok e Phnom Penh affondano le radici in una disputa territoriale ultradecennale, legata in particolare alla sovranità sull’area del tempio di Preah Vihear, un sito di grande valore storico e religioso situato lungo la frontiera montuosa. Nonostante una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del 1962 che assegnava il complesso alla Cambogia, le aree circostanti sono rimaste oggetto di rivendicazioni e di scontri sporadici tra le forze dei due Paesi.

Nel corso di quest'anno, le tensioni erano riesplose violentemente: tra giugno e luglio si sono registrati intensi combattimenti, con l’uso di artiglieria pesante e raid aerei, che hanno causato decine di morti e il dislocamento di oltre un quarto di milione di civili. Dopo un primo cessate il fuoco a fine luglio, fragile e ripetutamente violato, la situazione era rimasta instabile, con reciproche accuse di provocazioni, incursioni e propaganda ostile diffusa via radio lungo la linea di confine. Trump aveva minacciato di sospendere gli accordi commerciali a meno che i combattimenti non fossero cessati, in una dimostrazione di influenza economica accreditata per aver stimolato i negoziati. Da allora, una tregua instabile persiste. Dopo la firma dell'accordo, Trump ha poi siglato accordi economici separati con Cambogia e Thailandia.

Il ruolo di Malesia e Usa

La Malesia ha svolto un ruolo cruciale come sede neutrale e garante del dialogo. Kuala Lumpur è riuscita a creare un contesto favorevole al negoziato, approfittando della presenza simultanea dei leader regionali per il vertice ASEAN. Il premier Anwar Ibrahim ha parlato di “una nuova pagina nella storia del Sud-Est asiatico”, sottolineando come la cooperazione regionale “sia l’unico antidoto alla logica della rivalità permanente”.

Dietro le quinte, la diplomazia americana ha esercitato forti pressioni su entrambe le parti. Secondo fonti diplomatiche, Washington ha promesso assistenza economica e sostegno tecnico per lo sminamento delle aree contese, oltre a un piano di cooperazione transfrontaliera che coinvolgerà anche il Giappone e la Corea del Sud. L’obiettivo di Trump è duplice: rafforzare la posizione statunitense nella regione, in chiave di contenimento dell’influenza cinese, e presentarsi come artefice di una stabilità concreta, a pochi mesi dalle presidenziali americane del 2026.

L’intesa siglata a Kuala Lumpur prevede la cessazione immediata delle ostilità, il ritiro progressivo delle truppe da entrambe le parti, lo scambio dei prigionieri di guerra e la creazione di una zona demilitarizzata temporanea sorvegliata da osservatori dell’ASEAN. È inoltre previsto un meccanismo di cooperazione per la bonifica delle mine e il controllo congiunto di alcune aree sensibili, in particolare i villaggi a ridosso del confine settentrionale cambogiano. Nei prossimi tre mesi, un gruppo di lavoro misto formato da ufficiali thailandesi, cambogiani e consulenti internazionali avvierà le operazioni di delimitazione definitiva dei confini. Un comitato tecnico congiunto, presieduto da rappresentanti delle Nazioni Unite, seguirà la fase di implementazione e riferirà ai ministri degli Esteri dei due Paesi.

Le conseguenze della pace

Le prime reazioni all’accordo sono state caute ma generalmente positive. L’ASEAN ha espresso “soddisfazione per un gesto di responsabilità e maturità politica”, mentre l’Unione Europea e il Giappone hanno lodato l’impegno diplomatico di Washington e Kuala Lumpur. In Cambogia, i media governativi hanno celebrato Hun Manet come “l’artefice della pace”, mentre in Thailandia le opposizioni hanno accusato il governo di aver ceduto troppo alle richieste cambogiane.

Gli analisti, tuttavia, invitano alla prudenza. Il confine tra i due Paesi rimane fortemente militarizzato e le operazioni di smobilitazione richiederanno tempo e fiducia reciproca. Le popolazioni locali, provate da anni di incertezza, attendono segnali concreti di stabilizzazione e di ritorno alla normalità. La presenza di mine antiuomo, infrastrutture danneggiate e flussi di profughi rappresenta ancora un serio ostacolo alla ricostruzione. Se attuato con successo, l’accordo di Kuala Lumpur potrebbe diventare un modello di risoluzione pacifica dei conflitti nell’Asia sud-orientale, rafforzando il ruolo dell’ASEAN come piattaforma diplomatica autonoma. Allo stesso tempo, l’intesa offre agli Stati Uniti l’occasione di riaffermare la propria influenza politica in un’area sempre più strategica, dove la competizione con la Cina si gioca anche sul terreno della mediazione e della cooperazione regionale.

Trump, al termine della cerimonia, ha lasciato intendere che la sua missione diplomatica non si ferma qui: “Questa è solo la prima tappa. L’Asia vuole pace, crescita e rispetto reciproco. E noi siamo pronti a sostenerla”.