Garlasco, il giallo del Dna maschile ignoto nella bocca di Chiara: "È una contaminazione"

Scritto il 11/07/2025
da Francesca Galici

Il Dna sarebbe dell'assistente del medico legale: "Sovrapponibili all'aplotipo di Ernesto Gabriele Ferrari"

Arriva la svolta sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi: un tampone orale mai analizzato della vittima, effettuato in sede autoptica, ha rilevato un Dna maschile sconosciuto, che non è attribuibile né ad Andrea Sempio e nemmeno ad Alberto Stasi. Questo introduce nella scena del crimine, al di là di ogni dubbio, la presenza di più persone al momento dell'omicidio. A parlarne per primo è stato il Corriere della sera, che specifica che si tratta di una garza utilizzata dal medico legale Marco Ballardini.

Una fonte ha dichiarato all'agenzia Adnkronos che il cromosoma Y è sovrapponibile "all'aplotipo di Ernesto Gabriele Ferrari" assistente del medico legale che ha eseguito i primi rilievi sul corpo della ventiseienne uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il condizionale, come la prudenza, è d'obbligo, essendo "una valutazione assolutamente preliminare realizzata sulla prima estrazione di cromosoma Y", e dunque i risultati "non sono ancora consolidati perché non ancora ripetuti. Quello che c'è - pochissimo e parziale - risulta sovrapponibile all'assistente del medico legale".

Quel Dna presente nel tampone, a meno di ricostruzioni diverse, indica che la vittima ha avuto un contatto ravvicinato con un uomo poco prima di essere uccisa. Quel Dna può essere saliva ma anche sudore, per esempio, o materiale biologico che è rimasto nel cavo orale di Chiara Poggi. Il tampone effettuato nel 2007 non è mai stato preso in considerazione a differenza di quelli effettuati nelle parti intime che, al contrario, non hanno rilevato alcun Dna diverso. Ora, il Dna del tampone orale dovrà essere analizzato con attenzione per verificare se possa avere corrispondenze con quelli prelevato dagli investigatori per effettuare le esclusioni. Tuttavia, è pressoché impossibile possa appartenere agli operatori che hanno operato sulla scena del crimine ma non è detto che possa essere attrbuito, perché non è noto in che quantità sia presente e se sia in buono stato di conservazione.

C'è anche un secondo elemento che è emerso dall'incidente probatorio e che dovrà essere approfondito, perché è stato isolato del materiale genetico su un'impronta repertata nella cucina di casa Poggi. Anche in questo caso non appartiene né a Stasi e nemmeno a Sempio, è di un uomo attualmente ignoto. Così come per il tampone, la quantità di materiale e lo stato di conservazione non sono noti per sapere con certezza se possa essere attribuito. La notizia del Dna sul tampone orale è stata smentita dall'avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni: "Non ci sono dna di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara". Per l'avvocato Tizzoni, è "un dato che per quanto possiamo sapere è totalmente destituito da qualsiasi fondamento e che ancora una volta denota come, in assenza di riscontri oggettivi alternativi alla verità processuale accertata e che ha individuato Stasi quale responsabile, prospetta ipotesi infondate".

La famiglia Cappa, si legge in una nota, esprime "profondo sdegno" e "viva indignazione", attraverso gli avvocati Antonio Marino e Gabriele Casartelli, per il "reiterato proliferare" attorno al caso Garlasco e al delitto di Chiara Poggi "di sedicenti testimoni, supertestimoni e improvvisati esperti, le cui dichiarazioni - false, gravemente diffamatorie e calunniose - ledono in maniera sistematica l'onorabilità, la reputazione e la dignità dei suoi componenti". La famiglia "ha già provveduto a formalizzare presso le competenti Autorità Giudiziarie atti di denuncia nei confronti dei soggetti resisi responsabili di condotte calunniose e diffamatorie - aggiungono i legali in una nota - Le azioni legali già intraprese saranno estese, senza eccezioni, a chiunque - a prescindere dalla qualifica professionale o dal ruolo rivestito (giornalista, opinionista, legale, consulente tecnico, cittadino privato) si renda autore della diffusione, anche reiterata, di notizie infondate, incomplete, non verificate, lesive dell'onore e della reputazione della famiglia Cappa", che rivolge anche un appello agli operatori dell'informazione: "Si astengano dal contribuire all'ingiustificata spettacolarizzazione del loro dolore, impegnandosi invece a fornire una narrazione fondata su criteri di veridicità, correttezza e rispetto per la dignità delle persone coinvolte e con il solo fine di perseguire la verità dei fatti".