Riccardo e l'sos del fratellino. "Cercate lì, è sotto la sabbia"

Scritto il 12/07/2025
da Andrea Cuomo

Il 17enne soffocato nel tunnel che aveva scavato in spiaggia. Il corpo ritrovato dopo 40 minuti, nessuno si era accorto di nulla

Ci sarebbe voluto un Edgar Allan Poe per raccontare la spaventosa morte di Riccardo Boni, ucciso dalla sabbia della buca che lui stesso stava scavando, così, nella languida noia di una giornata al mare. Noi che Poe non siamo possiamo solo provare a immaginare che cosa debba essere passato per la testa del diciassettenne inghiottito dalla sabbia e invisibile a tutti, ai suoi familiari, agli altri bagnanti, a chiunque avrebbe potuto vederlo e salvarlo, probabilmente. Ma non lo ha visto e non lo ha salvato.

È talmente inaudita la fine di Riccardo che si fa fatica a scriverla come qualcosa di realmente accaduto. È giovedì, un pomeriggio caldo ma nemmeno troppo. Riccardo si trova in vacanza da appena un paio di giorni con la sua famiglia a Montalto di Castro, nell'alto Lazio quasi ai confini con la Toscana, località famosa per una centrale nucleare mai entrata in funzione e che tuttora saluta con la sua mole chi passa per l'Aurelia. Riccardo lascia il camping California e porta con sé i due fratellini di 8 e 5 anni, mentre i genitori riposano con la sorella di 14 anni. È la controra, sono circa le 15. Riccardo decide che la spiaggia libera sia più divertente di quella custodita e controllata, e lì si dirige, cercando un punto un po' appartato. In fondo nella spiaggia libera puoi fare quello che vuoi, anche scavare una buca di quelle che dici: "Dà, scaviamo la buca più profonda del mondo!". Ecco, Riccardo vuole che quella fossa diventi davvero incredibile, al punto che anche quando i fratellini perdono ogni interesse all'impresa, lui continua come fosse una sfida con sé stesso. E quando la buca diventa abbastanza alta da contenerlo, ci si tuffa dentro. Probabilmente, prova a scavare un tunnel sul fondo, forse vuole unire la bica a un'altra che intende "fabbricare". Ma le pareti di sabbia cedono subito, seppellendo Riccardo senza dargli nemmeno il tempo di urlare, di attrarre l'attenzione dei pochi bagnanti che in quel momento si trovano in spiaggia. Riccardo è ipovedente, forse questo non lo aiuta o forse così semplicemente deve andare.

Morte più silenziosa, se uno dovesse provare, sarebbe difficile immaginare. Dopo la sparizione di Riccardo nessun rumore, nessuna traccia, nessuno che capisca nulla. Solo il padre di Riccardo a un certo punto si allarma perché va in spiaggia, vede i due bimbi ma non vede l'adolescente, eppure dovrebbe prendersi cura dei fratellini. Inizia la caccia, sì ma dove? Tutti pian piano si uniscono alla ricerca. Uno dei due bambini, quello di cinque anni, indica un punto nella spiaggia e ripete in continuazione "Riccardo è sotto la sabbia", nessuno gli dà retta, bimbo lasciaci cercare, finché qualcuno non decide di ascoltarlo, in fondo lì vicino ci sono i pochi effetti personali del ragazzo abbandonati, si comincia a scavare con frenesia, la cosa è meno facile di quello che si possa pensare. E Riccardo è là sotto, già soffocato, sono passati 40 minuti, i soccorsi arrivano, plana anche un'eliambulanza, ma non serve a nulla, i sanitari possono solo constatare la morte del ragazzo. Poi è dolore, buio e quella strana forma di anestesia che si chiama burocrazia: la salma va al cimitero di Montalto di Castro a disposizione dell'autorità giudiziaria di Civitavecchia, i carabinieri della compagnia di Tuscania e la polizia locale indagano sulla dinamica dell'incidente. I genitori di Riccardo, sotto choc, non sanno fornire nessun aiuto. Ma in fondo a che serve?